Sinossi

Un po’ romanzo di formazione, un po’ biografia divertita e pensosa, un po’ catalogo degli inciampi e dell’allegria del vivere, La mia vita raccontata male ci ricorda che, se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all’indietro, la strada è costellata da una scia di scelte, intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli, spesso tragicomici o paradossali. Attingendo dal patrimonio letterario di Francesco Piccolo, lo spettacolo si dipana in una sequenza di racconti e situazioni che, inesorabilmente, costruiscono una vita che si specchia in quella di tutti. Dalla prima fidanzata alle gemelle Kessler, dai mondiali di calcio all’impegno politico, dall’educazione sentimentale alla famiglia o alla paternità, dall’Italia spensierata di ieri a quella sbalestrata di oggi, fino alle scelte professionali e artistiche che inciampano in Bertolt Brecht o si intrecciano con Mara Venier, lo spettacolo, montato in un continuo, perfido e divertentissimo ping-pong tra vita pubblica e privata, reale e romanzata, racconta “male”, in musica e parole: tutto ciò che per scelta o per caso concorre a fare di noi quello che siamo.
Perché la vita, sembra dirci questo viaggio agrodolce nella vita del protagonista, forse non è esattamente quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda. E che spesso non la si vive come vorremmo noi, ma come vuole lei. In questa tessitura sorprendente si muove Claudio Bisio, accompagnato da due musicisti d’eccezione, per costruire una partitura emozionante, profonda ma anche giocosamente superficiale, personale, ideale, civile ed etica.

Note di regia

Ci sono due tipi di storie che si possono raccontare: quelle che fanno sentire migliori e quelle che fanno sentire peggiori, ma quello che ho capito è che alla fine ognuno di noi è fatto di un equilibrio finissimo di tutte le cose, belle o brutte; e ho imparato che – come i bastoncini dello shangai – se tirassi via la cosa che meno mi piace della vita, se ne verrebbe via per sempre anche quella che mi piace di più.

Francesco Piccolo

È una sorta di momento di autocoscienza. Perché io, Francesco e Giorgio siamo tre boomer. Raccontiamo cose che magari i ragazzi oggi non conoscono più: Carosello, le gemelle Kessler, cose che ci ricordiamo. E poi i mondiali di calcio della Germania del ’74: a un ragazzo di oggi spiegare che c’era un muro a Berlino… suona strano, ecco.
Il “male” del titolo si riferisce al fatto che è un racconto anarchico: si va avanti e indietro nel tempo, per rimbalzi e contrasti. Dunque questo viaggio è un po’ metafora e un po’ di autocoscienza, grazie alle parole di Piccolo. Che noi cerchiamo, in reltà, di raccontare bene.

Claudio Bisio

Raccontiamo in prima persona questo Signor G, uomo contemporaneo che sono io, che siamo tutti.
Sono racconti di vita pieni di autoironia, autocoscienza, miserie, ipocrisie, gesti nobili. Una finzione scenica che diventa sovrapposizione alla realtà. Non c’è una costruzione cronologica esatta: si va avanti a raccontare emotivamente questa nostra vita da boomer. Sul palco sembra che Claudio stia recitando a braccio, con le sue solite battute fulminanti: in realtà non c’è nulla di improvvisato. È uno spettacolo molto pensato, una costruzione teatrale che definirei quasi ingegneristica.

Giorgio Gallione

Cast

Claudio Bisio