La Divina Commedia racconta il viaggio di Dante nei tre Regni cristiani: L’inferno, il Purgatorio e il Paradiso.
Si tratta di un viaggio simbolico, non di un uomo, ma dell’anima di tutti gli uomini.
Per Dante l’anima spirituale è rappresentata da una donna, Beatrice.
Mariana/P è la protagonista e si presenta al centro della scena: ha il volto dipinto di bianco e segnato dalla croce perché rappresenta l’anima cristiana. Una voce fuori campo recita i famosi versi di Dante che introducono all’Inferno.
Le donne e gli uomini, terrestri e divini, mortali e immortali, che Dante racconta nella Divina Commedia non sono corpi.
Ma intelligenze, memorie, visioni, desideri, idee: anime. E le anime non pesano.
Questa intuizione fisica e poetica è il punto di appoggio dal quale prende, letteralmente, il volo l’allestimento di Emiliano Pellisari.
Grazie al recupero di tecniche sceniche e illusionistiche care anche al teatro barocco, i suoi danzatori, acrobati e attori rendono, cantica dopo cantica, del tutto credibile questa ri-creazione del percorso dantesco.
Dall’ Inferno verso il Paradiso il viaggio si smaterializza sempre più: i riferimenti, mai realistici, eppure all’inizio riconoscibili agli episodi e ai diversi protagonisti del Poema, diventano via via meno evidenti.
E nello stesso tempo, sempre più a fuoco è il cuore visivo dello spettacolo, nella comprensione e restituzione del progressivo smarrimento di sé dell’uomo Dante, nel prevalere di uno stupefatto sentire spirituale, di una sospesa e candida leggerezza.
Le scelte musicali compiono identico cammino, perdendo anch’esse di peso, fino a giungere ad un impiego di acuta consapevolezza della produzione contemporanea, filtrata da un ricorso all’elettronica mai invasivo, mai ridondante, funzionale sempre alla drammaturgia dello spettacolo.